mercoledì 21 maggio 2025

La Risiera di San Sabba – Memoria della Shoah italiana


Capitolo: La Risiera di San Sabba – Memoria della Shoah italiana





Nel cuore del rione periferico di San Sabba, a Trieste, sorge un edificio che trattiene nelle sue pietre il silenzioso dolore di migliaia di vite spezzate. Oggi Monumento Nazionale e museo della memoria, la Risiera di San Sabba fu l’unico campo di concentramento nazista con forno crematorio attivo sul suolo italiano. La sua storia attraversa l’intero Novecento e riflette le molteplici fratture di un secolo dominato da guerre, totalitarismi e violenze di massa. Luogo d’acqua e pietra, come le vie carsiche e fluviali del nostro progetto, ma anche luogo di fuoco, di fumo e d’annientamento, la Risiera si è trasformata – nel tempo – da opificio a lager, da rovina a simbolo.

Le origini: un opificio per il riso

La storia della Risiera inizia in un’epoca di tutt’altra natura. Tra il 1898 e il 1913, l’Austria-Ungheria favorì la costruzione a Trieste, allora grande porto dell’Impero, di uno stabilimento industriale per la lavorazione del riso. Il complesso si sviluppava su più corpi di fabbrica disposti attorno a un ampio cortile. L'attività della Risiera proseguì fino ai primi anni Trenta, quando – tra il 1927 e il 1934 – la produzione cessò definitivamente. Negli anni successivi, l'ex opificio fu parzialmente riutilizzato come magazzino militare dal Regio Esercito italiano e, successivamente, trasformato in caserma.

Ma fu l’anno 1943, con l’occupazione tedesca dell’Italia dopo l’8 settembre, a segnare l’inizio del suo ruolo più sinistro.

La Zona d’Operazioni del Litorale Adriatico e la trasformazione in Lager

Dopo l’armistizio, Adolf Hitler ordinò la creazione di due zone d’operazione militare direttamente sotto il controllo del Terzo Reich. Una di queste fu la Operationszone Adriatisches Küstenland, comprendente Trieste, Gorizia, l’Istria, la Dalmazia e parte del Friuli. In questa regione, la sovranità italiana venne completamente sospesa. Al suo posto si insediò un dominio tedesco diretto, con autorità militari e commissari civili.

Nel contesto di questa nuova amministrazione, i nazisti trasformarono la Risiera di San Sabba in un Polizeihaftlager, un campo di detenzione e polizia sul modello del sistema concentrazionario nazista. Dal 1943 al 1945, la Risiera assolse tre funzioni principali:

  1. Eliminazione fisica di prigionieri politici, partigiani, civili sloveni, croati e italiani considerati “sovversivi”;
  2. Smistamento di ebrei e oppositori politici verso altri lager in Germania e Polonia (tra cui Auschwitz e Dachau);
  3. Raccolta e stoccaggio di beni razziati durante le operazioni di repressione nella Zona d’Operazioni.

È in questo periodo che viene installato un forno crematorio nel corpo centrale della fabbrica. Le esecuzioni avvenivano nel cortile o nelle celle. I corpi, spesso ancora in vita, venivano poi bruciati per occultare le tracce. Le cifre precise sono impossibili da stabilire, ma si stimano migliaia di deportati, centinaia di vittime arse nel forno, un numero imprecisato di morti per maltrattamenti e torture.

Dopo la Liberazione: l’oblio, poi la memoria

Con la liberazione di Trieste il 1° maggio 1945, la Risiera cessò la sua funzione di campo di sterminio. Ma l’edificio non divenne subito luogo della memoria. Anzi, nei primi anni del dopoguerra fu riutilizzato come campo profughi, accogliendo migliaia di persone in fuga dai paesi oltre la Cortina di Ferro, compresi molti esuli istriani, dalmati e fiumani. Questa seconda vita della Risiera proseguì fino agli anni Sessanta.

Il riconoscimento della Risiera come sito della memoria fu lento e controverso. Solo nel 1965, su proposta del sindaco Mario Franzil, il Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat firmò il decreto che dichiarava la Risiera di San Sabba Monumento Nazionale, unico caso in Italia di un lager riconosciuto come tale. Fu un atto di grande rilevanza storica e simbolica, anche se ancora limitato all'area del cortile, delle celle e del forno crematorio (che nel frattempo era stato distrutto dai nazisti in fuga).

Visita – Risiera di San Sabba

Il Memoriale: la trasformazione architettonica

Tra il 1962 e il 1975 si sviluppò un intenso dibattito sul futuro della Risiera, culminato con la realizzazione del memoriale progettato dall’architetto triestino Romano Boico. La sua visione era chiara: trasformare un luogo del terrore in un monumento al silenzio, alla meditazione e alla verità. Non una ricostruzione, ma un’evocazione.

Boico creò spazi essenziali, privi di retorica, nei quali la materia stessa – il cemento, la pietra, il vuoto – diventava parte del linguaggio della memoria. Fu allestita la Sala delle Croci, dove venivano radunati i deportati prima del viaggio verso la morte; le microcelle, piccole stanze in cui venivano rinchiusi i condannati; la Sala delle Commemorazioni, con il gruppo scultoreo I Martiri di Marcello Mascherini, e infine un percorso museale per raccontare la storia della Risiera.

Il complesso venne inaugurato nel 1975 come Civico Museo della Risiera di San Sabba – Monumento Nazionale, e da allora è parte integrante della rete dei luoghi della Shoah europea.

Il processo del 1976: giustizia negata?

Nel 1976, dopo decenni di silenzi e omissioni, si aprì a Trieste il processo per i crimini della Risiera. I principali imputati furono due ufficiali delle SS: August Dietrich Allers (morto durante l’iter giudiziario) e Josef Oberhauser, unico condannato all’ergastolo in contumacia. Ma Oberhauser non scontò mai la pena: la Germania non lo estradò, in base a un trattato bilaterale risalente al 1942. Il processo fu dunque un’occasione parzialmente mancata: importante sul piano simbolico e storico, ma privo di reale giustizia.

Il presente: memoria e conoscenza

Oggi, la Risiera di San Sabba è un luogo della memoria visitato ogni anno da migliaia di persone, studenti, storici, cittadini italiani e stranieri. Dal 2016, il museo è stato rinnovato con nuovi allestimenti. Mostre temporanee, come Le sfide della memoria, ripercorrono la genesi del monumento e l'opera di artisti come Mascherini e Boico, interrogando il presente su come si trasmette la memoria.

La Risiera non è solo un monumento. È un ponte tra passato e futuro, un punto fermo nella complessa storia della nostra regione di confine, crocevia di lingue, culture, tensioni e dolori. Rientra a pieno titolo nel progetto "Sulle Vie dell’Acqua, tra Pietre e Fiumi – Storie del ’900": perché anche qui, tra mattoni anneriti e silenzi di cortile, scorrono fiumi di memoria. E come l’acqua, la memoria può scavare nella roccia, modellare i paesaggi interiori, trasformare il dolore in consapevolezza.

Fonti e riferimenti

  • Archivio della Risiera di San Sabba
  • Museo Civico di Trieste
  • Decreto del Presidente della Repubblica n.510/1965
  • Documentazione storica delle Zone d’Operazione tedesche
  • Testimonianze al processo del 1976

 Risiera di San Sabba – Comune di Trieste

 LA VISITA PROMOSSA DAL GRUPPO ERMADA ALLA RISIERA DI SAN SABBA










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