sabato 3 maggio 2025

Le Cave di Aurisina la rinascita nel '900

 Il Capitolo: Le Cave di Aurisina: un viaggio tra pietre, fiumi e storia


https://museokamen.eu/

Nel cuore pietroso del Carso triestino, a ridosso del mare e immersa in un paesaggio segnato dal vento e dalla memoria, si apre la Cava Romana di Aurisina. Qui, da oltre duemila anni, si estrae un marmo unico al mondo, testimone silenzioso del passaggio dell'uomo, della sua arte, delle sue architetture e delle sue trasformazioni sociali.

Origine antica, valore eterno

Le radici storiche delle cave di Aurisina affondano nel I secolo a.C., all’epoca dell’Impero Romano, quando la pietra calcarea del Carso, nota oggi come "pietra d’Aurisina" o Karstmarmor, veniva impiegata per edificare città straordinarie come Aquileia e Tergeste. Questa pietra costituì la materia prima per importanti monumenti dell’Impero, tra cui il Mausoleo di Teodorico a Ravenna, simbolo della durabilità e nobiltà del materiale.

Con l’arrivo dell’Impero Austro-Ungarico e la riattivazione nel 1845 della cava, iniziò un nuovo capitolo di sviluppo industriale. Il marmo carsico prese così parte al rinnovamento architettonico e urbanistico di importanti capitali europee, adornando edifici di Vienna, Budapest, Praga, Monaco, e naturalmente Trieste, allora città cruciale per i traffici del Mediterraneo orientale.

Una pietra, molte storie

La pietra d’Aurisina non è semplicemente un materiale: è il risultato di millenni di sedimentazioni marine, compressioni geologiche, e trasformazioni chimico-fisiche. Si tratta di un calcare puro, con percentuali di carbonato di calcio (CaCO3) che raggiungono e spesso superano il 99%. I resti fossili di Rudiste, molluschi marini estinti del Cretacico, conferiscono alla pietra caratteristiche estetiche e strutturali uniche.

Questo calcare, pur non essendo un marmo metamorfico in senso stretto, possiede proprietà meccaniche e visive paragonabili ai marmi e ai graniti più pregiati. La pietra di Aurisina è compatta, resistente, lucidabile, insensibile al gelo e all’usura. Le sue varietà – Aurisina Fiorita, Aurisina Chiara, Aurisina Granitello, Roman Stone, Lumachella – riflettono la ricchezza e la complessità del bacino estrattivo.

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Cava Romana: ingegneria e archeologia a cielo aperto

Oggi la Cava Romana è una delle più grandi cave europee a cielo aperto, un baratro profondo 110 metri che testimonia l’incessante attività estrattiva del territorio. Dalle sue pareti bianche e grigie, stratificate di storia geologica e umana, si estraggono ancora blocchi di pietra destinati ai più prestigiosi cantieri del mondo: Milano, Londra, New York, Città del Messico, Tel Aviv, Nuova Delhi, Shanghai, Singapore, Seul, Taiwan, Jakarta.

Nel corso dei secoli, la gestione della cava ha visto alternarsi nomi illustri: dall’imprenditore triestino Hans Wildi (1891-1920), ai Villasanta, fino a Sua Altezza Reale Irene di Savoia. Dal 1947 al 2022, la proprietà passò alla famiglia Sonzogno, cui è seguita l’attuale gestione della famiglia Pizzul. Questi ultimi, attivi ad Aurisina sin dal 1876, hanno rafforzato il legame tra tradizione e innovazione nel settore del marmo.

Il Museo delle Cave e della Pietra: un’eredità da tramandare

È in corso di realizzazione un progetto ambizioso: il Museo delle Cave e della Pietra, un centro culturale e scientifico pensato per documentare e valorizzare l’eredità estrattiva di Aurisina. Qui troveranno spazio testimonianze storiche, plastici, fotografie, utensili, installazioni multimediali e modelli architettonici che raccontano l’uso della pietra carsica nell’arte, nell’artigianato e nell’ingegneria.

Il museo si inserisce in un più ampio disegno di rilancio turistico, paesaggistico e culturale, che include la riqualificazione del sentiero n. 31, da Slivia fino alle cave, e un percorso geo-minerario che permetterà ai visitatori di osservare da vicino le tecniche di taglio, le macchine utilizzate, i fossili incastonati nella roccia e la struttura geologica del Carso.

Un patrimonio da leggere nella pietra

Le cave di Aurisina non sono solo luoghi di lavoro e produzione, ma anche archivi naturali e antropici: rivelano le dinamiche dell’urbanizzazione locale, i flussi migratori legati all’industria estrattiva, l’evoluzione delle tecniche costruttive. Molti architetti e maestri scalpellini vi hanno lasciato la loro impronta: basti pensare a Joseph Andreas Kranner, che da "mastro scalpellino" divenne architetto e realizzò la cappella di San Pasquale, ultima dimora del Barone Revoltella.

Il ruolo della pietra carsica nella Trieste ottocentesca e primo-novecentesca è ben documentato nei progetti di Christian Hansen (Arsenale del Lloyd), Carl Junker (Castello di Miramare e acquedotto di Aurisina), Friedrich Hitzig (Palazzo Revoltella), e Pietro Nobile, protagonisti dell’ascesa urbana e monumentale della città.


#storiedipietre #aquileia

La pietra e la ferrovia: una sinergia vincente

Un evento cruciale nello sviluppo dell’industria lapidea fu la costruzione della Ferrovia Sud Vienna-Trieste (1848-1857), capolavoro dell’ingegnere veneziano Carlo Ghega, poi nobilitato come Karl Ritter von Ghega. Questa ferrovia, con i suoi 14 tunnel e 16 viadotti, aprì nuovi mercati alla pietra di Aurisina, permettendole di giungere nei grandi centri urbani e porti del mondo. Non è un caso se, nel giro di pochi decenni, la pietra divenne elemento distintivo di molti edifici pubblici, parlamenti, teatri, stazioni, banche, caserme e abitazioni dell’Impero Austro-Ungarico.

Un futuro tra memoria e sostenibilità

Il progetto "Sulle vie dell’Acqua tra pietre e fiumi" si propone di far dialogare la memoria del paesaggio carsico con le esigenze contemporanee. Attraverso iniziative culturali, didattiche e ambientali, il territorio intende valorizzare un’economia fondata sulla pietra, senza dimenticare il rispetto per l’ambiente, l’identità locale e la qualità paesaggistica. Le cave, una volta abbandonate per ragioni economiche o logistiche, diventano oggi luoghi di recupero ambientale, centri di educazione e risorse per il turismo lento e consapevole.

La pietra di Aurisina, così, continua il suo viaggio: dalle profondità marine del Cretacico ai palazzi neoclassici di Trieste, dai templi di Aquileia ai grattacieli dell’Asia, passando per le mani sapienti di scalpellini, architetti e ingegneri. Una materia viva, capace di raccontare storie millenarie e, al tempo stesso, di proiettarsi nel futuro.

#sulleviedellacqua





























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