Il Capitolo: IL FRIULI VENEZIA GIULIA, UNA REGIONE FORGIATA DALLA STORIA
Friuli Venezia Giulia. Già il nome è un mosaico di memorie e identità. Deriva dall'antico Forum Iulii, nome romano di Cividale del Friuli, in onore di Giulio Cesare, e unisce due realtà storiche distinte: il Friuli, terra contadina e montana, cuore pulsante dell’identità friulana, e la Venezia Giulia, lembo orientale profondamente segnato dai confini instabili e dalle vicende belliche del Novecento. Una terra multilingue e multiculturale, dove l’italiano convive con il friulano, lo sloveno e le lingue germaniche delle valli alpine. È una regione di passaggio, di incontro, ma anche di resistenza: alle guerre, ai terremoti, e alle ingiustizie della storia.
La regione autonoma Friuli Venezia Giulia nasce ufficialmente il 31 gennaio 1963, con la promulgazione della Legge Costituzionale n. 1, che istituisce lo Statuto speciale. Una conquista tardiva, ma profondamente sentita, nata dalle tensioni postbelliche e dalle aspirazioni di autodeterminazione di un territorio complesso, strategico e fragile. Prima di allora, esisteva una regione con lo stesso nome, ma senza autonomia speciale. L’inclusione del Friuli nel Regno d’Italia risale al 1866, mentre Gorizia e Trieste vi giunsero solo dopo la Grande Guerra, nel 1918, al prezzo di profonde lacerazioni.
Fu nel cuore dell’Italia repubblicana che prese forma l’idea di una regione speciale, grazie anche all’impegno di figure fondamentali come Fausto Pecorari, triestino, vicepresidente dell’Assemblea Costituente, che propose l’inclusione della "Regione giulio-friulana e Zara" tra le regioni a statuto speciale. A questa proposta, l’onorevole Tiziano Tessitori, friulano di Udine, rispose proponendo la denominazione “Friuli-Venezia Giulia”, riconoscendo la necessità di un’autonomia che non fosse solo amministrativa, ma anche culturale e identitaria. Tessitori colse la delicatezza della situazione: la regione era un confine vivo, una zona sensibile ai rapporti con il mondo slavo, e per questo necessitava di uno statuto più flessibile, uno strumento di dialogo e pacificazione.
La la nascita effettiva della regione fu congelata dalla X norma transitoria della Costituzione del 1947. Solo due eventi chiave, quindici anni dopo, sbloccarono la situazione: il memorandum d’intesa del 5 ottobre 1954, che riportò Trieste all’Italia, e il voto unanime del Senato per la decadenza della norma transitoria, sostenuto da Luigi Sturzo. Il progetto per la nuova Regione autonoma fu quindi presentato alle Camere nel 1958 da Alfredo Berzanti, che sarà anche il primo presidente della Regione, dal 1964 al 1973.
La prima seduta del Consiglio Regionale avvenne il 26 maggio 1964 nell’aula del Consiglio comunale di Trieste, città simbolo di complessità e crocevia di civiltà. Da allora, Trieste divenne il capoluogo di una regione che unisce mari e montagne, pianure e colline, lagune e fiumi: l’acqua, appunto, come filo conduttore della sua storia.
Tra le prime grandi prove affrontate dalla Regione, vi fu il terremoto del 6 maggio 1976, che devastò il Friuli con oltre mille morti e interi paesi rasi al suolo. Fu il presidente Antonio Comelli, con l’aiuto di Berzanti, a guidare la rinascita. Il Friuli sorprese l’Italia intera per la rapidità e l’efficienza nella ricostruzione: un modello ancora oggi citato, fondato sulla solidarietà comunitaria e sul decentramento delle decisioni ai sindaci e ai Comuni. Il motto "prima le fabbriche, poi le case, poi le chiese" divenne emblema di una popolazione pragmatica e tenace.
Molti altri sono i protagonisti della storia istituzionale della regione: da Teodoro de Rinaldini, primo presidente del Consiglio regionale, fino a Piero Mauro Zanin, presidente uscente. Ogni presidente ha affrontato sfide cruciali: dalla gestione delle minoranze linguistiche, al rilancio economico dopo la crisi della cantieristica e della siderurgia triestina, fino alla transizione ecologica e digitale in corso.
Ma Friuli Venezia Giulia è anche storia quotidiana, cultura viva e identità diffusa. Il friulano è oggi una lingua riconosciuta e tutelata, parlata da oltre 600.000 persone. Le comunità slovene e germanofone godono anch’esse di tutele specifiche: un esempio di convivenza che trova radici profonde nella storia dei territori.
Il patrimonio culturale è straordinario: Aquileia, antica colonia romana e patrimonio UNESCO, testimonia la grandezza dell’Impero nei secoli. Cividale del Friuli, capitale del ducato longobardo, custodisce capolavori altomedievali unici al mondo. Trieste, con il suo porto, i caffè letterari e la Mitteleuropa nello spirito, è città di confine ma anche di apertura. Gorizia e Nova Gorica, oggi unite dalla Capitale europea della Cultura 2025, mostrano come un confine possa diventare un ponte.
E poi c’è la ricchezza materiale: l’acqua, appunto. I fiumi Tagliamento, Isonzo, Livenza, ma anche le sorgenti carsiche e le lagune, hanno modellato il paesaggio e la vita delle genti. Le Vie dell’Acqua raccontano non solo i corsi d’acqua, ma anche le rotte del commercio, le migrazioni, le guerre e la pace.
Questa varietà si riflette anche nelle specialità enogastronomiche, che sono un viaggio nei sapori di un’intera civiltà. Dal prosciutto di San Daniele al formaggio Montasio, dai vini dei Colli Orientali al Ramandolo e al Refosco, dal frico alle brovade, dai dolci triestini come il presnitz e la putizza alla cucina carnica. Piatti che raccontano storie di contaminazioni e orgoglio, tradizioni contadine e saperi tramandati.
Oggi, a sessant’anni dalla sua istituzione, il Friuli Venezia Giulia è una Regione che guarda al futuro. Ha superato sfide gigantesche, ha dato prova di unità e visione, ed è diventata laboratorio di buone pratiche, di tutela delle minoranze, di innovazione. Il suo Statuto speciale non è un privilegio, ma un riconoscimento alla complessità e all’unicità di un territorio che ha saputo costruire, nel tempo, un'identità forte, plurale e coesa.
Sulle vie dell’acqua, dunque, scorre la memoria e il futuro di una regione che, tra le montagne della Carnia e l’Adriatico, tra le pietre romane e i cantieri navali, tra l’orgoglio friulano e la raffinatezza triestina, ha saputo diventare esempio di autonomia, resilienza e bellezza.
Nessun commento:
Posta un commento