Il Capitolo: Grado, l’Isola del Sole. Sabbiature e balneazione nel Novecento: salute, eleganza e identità
I video del Progetto Sulle Vie dell'acqua
Nel cuore dell’Alto Adriatico, incastonata come una gemma tra laguna, fiumi e mare aperto, Grado si è costruita nel corso del Novecento un’identità unica che fonde natura, cultura e cura del corpo. Non a caso è detta l’Isola del Sole: la sua esposizione a sud garantisce giornate luminose anche d’inverno, mentre la sua lunga spiaggia, ampia e sabbiosa, ha accolto per decenni bagnanti, convalescenti, artisti e aristocratici, tutti attratti dal fascino sottile e benefico di questo lembo di terra affacciato sull’acqua. In questo scenario, le sabbiature e la balneazione terapeutica hanno rappresentato per Grado non solo un’offerta turistica d’avanguardia, ma una vera e propria forma di civiltà del benessere, una cultura della salute che ha attraversato e plasmato il Novecento.
Alle origini della cura marina
Nel 1892, Grado entra ufficialmente nell’élite delle località di cura europee grazie all'inaugurazione del primo stabilimento europeo per le sabbiature, istituito dallo Stato austro-ungarico. Non è un caso: nel contesto dell’Impero, sempre più attento a promuovere soggiorni salutari in località termali e marine, Grado si propone come un’alternativa raffinata alle più note località balneari del tempo. La sabbia finissima delle sue spiagge, naturalmente riscaldata dal sole, si rivela perfetta per trattamenti terapeutici che prevedono l’immersione del corpo, o di sue parti, in strati di sabbia calda: la cosiddetta psammoterapia.
L'effetto benefico delle sabbiature era ritenuto in grado di alleviare dolori articolari, reumatismi, infiammazioni croniche, problemi ginecologici e disturbi respiratori. Il calore costante della sabbia, unito all’umidità salina dell’aria, creava un ambiente naturale dalle proprietà straordinarie. Ma era anche un’esperienza sensoriale: il contatto con la sabbia calda, l’odore del mare, il silenzio della laguna. A Grado, la salute era in equilibrio con la bellezza.
La balneazione come rituale sociale
Nei primi decenni del Novecento, l’approccio alla salute si fonde progressivamente con il piacere del tempo libero. I bagni marini non sono più solo prescrizione medica, ma diventano rito mondano, momento di aggregazione, celebrazione del corpo. Grado, complice anche la costruzione del Ponte Littorio nel 1936 che la collega definitivamente alla terraferma, vede aumentare sensibilmente i flussi turistici e si trasforma in una vera e propria “stazione climatica e balneare”. Stabilimenti eleganti sorgono lungo il litorale: cabine in legno dipinte, passerelle, padiglioni ombreggiati, spogliatoi in stile liberty.
La spiaggia si fa teatro della vita borghese e aristocratica. Le dame sfoggiano costumi da bagno all’avanguardia, a due pezzi o interi, con cappellini e ombrellini coordinati. Gli uomini, spesso reduci da soggiorni termali in Carinzia o in Istria, approfittano dell’aria marina per rilassarsi. I bambini scavano buche nella sabbia, costruiscono castelli, prendono parte alle sabbiature pediatriche, pensate per rinforzare l’organismo e stimolare il sistema immunitario.
Tra gli ospiti illustri del primo Novecento si ricordano nomi come Sigmund Freud, che qui trascorse alcuni momenti di riposo e riflessione, e Luigi Pirandello, che camminava sulla spiaggia meditando testi teatrali. La presenza di questi intellettuali non fu episodica, ma parte di una più ampia cultura del viaggio salutare, in cui corpo e mente si rigenerano insieme.
Sabbiature pediatriche: un’idea innovativa
Uno degli aspetti più originali della tradizione terapeutica gradesana riguarda la cura dei bambini. Sin dagli anni ’20 e ’30, l’Ospizio Marino fondato da Giuseppe Barellai nel 1873 diventa un punto di riferimento per la cura delle affezioni respiratorie infantili. Qui, le sabbiature erano praticate anche su piccoli pazienti affetti da bronchiti, asma, rachitismo e malattie della pelle.
I bambini venivano avvolti nella sabbia calda fino alle spalle, lasciando libera solo la testa, sotto l’occhio vigile di medici e infermieri. L’effetto era sorprendente: miglioramenti respiratori, incremento dell’appetito, rafforzamento del tono muscolare. Questo approccio rappresentava un modello quasi pionieristico della moderna medicina preventiva.
La sabbia di Grado, dunque, era un elemento vivo, terapeutico, carico di valore simbolico. Non semplice suolo da calpestare, ma strumento di guarigione, luogo di esperienza, forma di educazione corporea.
Lo splendore tra le due guerre
Il ventennio compreso tra la Prima e la Seconda guerra mondiale segna l’apice dell’identità balneare e terapeutica di Grado. Nonostante le difficoltà belliche, la città continua a sviluppare le sue infrastrutture turistiche. L’Azienda di Soggiorno, istituita nel 1892, rafforza la sua promozione internazionale: vengono organizzati eventi, concorsi di bellezza, concerti, competizioni sportive sulla spiaggia. Grado diventa simbolo di una nuova modernità del corpo: una modernità igienica, disciplinata, esposta al sole.
La spiaggia come spazio morale è anche un’idea tipica del tempo: il corpo abbronzato, tonico, sano, è un corpo che risponde ai canoni di efficienza e bellezza promossi dal regime fascista. Ma Grado, pur attraversando questo periodo complesso, riesce a conservare una sua specificità elegante e familiare. Non diventa mai mondana come Rimini o Viareggio, ma resta luogo di cura e rigenerazione.
Il dopoguerra e la rinascita del turismo termale
Dopo la Seconda guerra mondiale, Grado rinasce con energia. Gli anni ’50 e ’60 segnano una nuova epoca d’oro, grazie allo sviluppo del turismo nazionale e internazionale. Le famiglie italiane, favorite dal boom economico, iniziano a scegliere Grado per le vacanze estive. La spiaggia si popola di ombrelloni colorati, gonfiabili, giochi da spiaggia. Le sabbiature, sempre praticate, si adattano alle nuove esigenze: meno rigide, più leggere, ma ancora percepite come una garanzia di benessere.
Nel 1968 viene inaugurato il nuovo stabilimento termale, moderno, attrezzato, affacciato sul mare, che offre trattamenti inalatori, idroterapia, fangoterapia e naturalmente sabbiature. Qui, l’acqua salso-bromo-iodica della laguna e il fango marino si combinano in protocolli terapeutici all’avanguardia. La fama di Grado si diffonde anche in Germania, Austria e Svizzera. La città torna ad attrarre intellettuali, artisti, registi: Maria Callas gira con Pier Paolo Pasolini alcune scene del film Medea sull’isolotto di Mota Safon, riportando lo sguardo del mondo sull’identità suggestiva di questo luogo.
Sabbiature oggi: un sapere che resiste
Oggi, le sabbiature sono ancora praticate a Grado, anche se in forme più leggere e integrate nei moderni programmi di wellness. Non più trattamento esclusivo, ma esperienza sensoriale, memoria viva di un sapere antico. Nelle aree dedicate delle Terme Marine, i lettini per le sabbiature si affacciano sulla spiaggia, mentre il personale sanitario garantisce la sicurezza del trattamento.
La balneazione, invece, ha acquisito un significato nuovo: è tempo libero, gioco, movimento, ma anche continuità con una tradizione centenaria. Il mare di Grado, ancora oggi calmo e poco profondo, resta ideale per famiglie con bambini, anziani e persone con fragilità motorie.
la cultura dell’acqua come identità
Nel panorama delle località balneari italiane del Novecento, Grado occupa un posto singolare. Non solo spiaggia, non solo mare: Grado è memoria dell’acqua come risorsa terapeutica, come orizzonte culturale, come bene condiviso. La sabbia, il sole, il mare, il vento della laguna si sono fatti linguaggio, medicina, racconto.
Tra le vie dell’acqua che attraversano il nostro secolo, quella che porta a Grado – tra i fiumi Natissa e Isonzo, tra la laguna e il mare – ci ricorda che il benessere può essere un’esperienza semplice e profonda: un bagno di sabbia, un respiro salmastro, una passeggiata sul bagnasciuga. E che la salute, nel Novecento, è stata anche – e forse soprattutto – una forma di bellezza
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