Il capitolo: "Propustnica – Il documento che attraversava il confine, e l’anima"
Nel 1947, con il Trattato di Parigi, una nuova linea venne tracciata su una cartina. A Gorizia, questa linea non fu soltanto geopolitica: fu una ferita che tagliò famiglie, amicizie, campi, persino un cimitero. Il confine tra Italia e Jugoslavia divenne un luogo di sorveglianza, di sospetto, ma anche di resilienza quotidiana. Nacque allora un documento apparentemente modesto, ma fondamentale: la propustnica – o lasciapassare.
2. Cos'era la propustnica
Un piccolo libretto, trilingue (italiano, sloveno, croato), che dava diritto ai residenti delle province italiane di Gorizia e Trieste e a dodici municipalità jugoslave confinanti di attraversare il confine, solo quattro volte al mese, in una fascia di dieci chilometri. Fu introdotto formalmente con gli Accordi di Roma del 1955 e regolamentato ulteriormente con l’Accordo di Udine del 1962. Un compromesso fragile, ma essenziale, per permettere a chi viveva "ai margini della nazione" di mantenere contatti sociali, economici e familiari.
Chi ha vissuto quel confine sa che la frontiera era più mentale che geografica. Le code ai valichi, gli sguardi dei graniciari, i pacchetti di caffè, i biscotti, i deodoranti “trafugati” come piccoli atti di sopravvivenza quotidiana, sono ricordi condivisi. La propustnica non era solo un lasciapassare: era il simbolo di un’identità transfrontaliera, vissuta nei gesti semplici e nella lingua comune, fatta di dialetti che univano più che separare.
4. Incontro, non controllo
Come nella toccante testimonianza del valico di Rabuiese del 1984, raccontata da chi attraversava con una Renault 5 e venne fermato da un giovane poliziotto che gli disse: “Hai lo stesso cognome di mia madre da ragazza”. Quei brevi dialoghi tra una garitta e l’altra svelano una realtà più profonda della propaganda ufficiale: la frontiera era una ferita, ma anche un punto di contatto umano.
5. Dalla propustnica a GO! 2025
Il confine è caduto formalmente nel 2007 con l’ingresso della Slovenia nello spazio Schengen, ma simbolicamente era già stato abbattuto da anni, dalle persone. Oggi, nel cuore di Gorizia, esiste un piccolo ma prezioso museo “Lasciapassare/Propustnica”, installato proprio nella vecchia garitta del valico del Rafut. Il progetto è curato dall’Associazione Quarantasettezeroquattro e testimonia quanto la memoria sia ancora viva e attuale.
Ed è proprio su queste basi che si costruisce il senso del progetto GO! 2025, quando Gorizia e Nova Gorica saranno insieme Capitale Europea della Cultura. Un evento che non celebra solo l’arte, ma il valore della convivenza, della memoria condivisa e del superamento dei confini.
6. oltre le frontiere
Chi oggi invoca nuovi muri e nuove barriere, forse non sa cosa significa vivere una frontiera vera. O forse lo sa troppo bene, e ne ha nostalgia per le ragioni sbagliate. Ma chi ha avuto in mano una propustnica, sa che quella carta non era solo un permesso: era una testimonianza silenziosa di speranza, contatto, umanità.
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