martedì 6 maggio 2025

Le Frecce Tricolori orgoglio italiano

Il Capitolo: tra cielo e identità: Le Frecce Tricolori, orgoglio italiano dal Friuli ai cieli del mondo


Trenta storie del 900











Non è solo un rombo nel cielo, ma una vibrazione collettiva. Non è soltanto un’esibizione acrobatica, ma un modo di raccontare un Paese, i suoi valori, la sua bellezza. Le Frecce Tricolori non sono semplicemente aerei in formazione: sono un patrimonio culturale, simbolico ed emozionale. Una bandiera che vola.

Il legame tra il volo acrobatico e la storia italiana ha radici profonde. È nel 1961 che viene ufficialmente istituito il 313° Gruppo Addestramento Acrobatico, meglio conosciuto come Frecce Tricolori, con sede a Rivolto, nel cuore del Friuli Venezia Giulia. La scelta di questa regione non è casuale: incrocio di confini, terra di sacrificio e ricostruzione, culla di un’Italia che guarda all’Europa ma custodisce con fierezza la propria anima.

«Il tricolore non è solo un vessillo: è una responsabilità», dichiarò il Tenente Colonnello Mario Squarcina, primo comandante della pattuglia, consapevole del peso culturale che avrebbe assunto ogni singola acrobazia.

I primi anni furono segnati dall’impiego del Fiat G.91 PAN, aereo nato per la NATO ma italianizzato con una vocazione: stupire. L’aerodinamica era simile al Sabre americano, ma le prestazioni nel volo acrobatico si rivelarono più incisive, più compatte, più teatrali. Con questa macchina agile e aggressiva, le Frecce Tricolori si imposero sulla scena internazionale con esibizioni che diventavano spettacoli di ingegno e sincronizzazione.

Nel 1966, con l’introduzione del "solista", il decimo aereo della formazione, la Pattuglia acquisì una firma stilistica unica: un balletto aerodinamico in 9+1, in cui il solista rompeva la simmetria per generare stupore e dinamismo, senza mai tradire l’armonia complessiva.

Ma il tempo impone sempre il rinnovamento. Così, nel 1982, fece il suo ingresso il Macchi MB.339 PAN, velivolo più moderno e docile, progettato su misura per l’acrobazia. La transizione fu celebrata con una formazione mista – un ponte simbolico tra passato e futuro – e la nuova configurazione rese possibile un maggiore avvicinamento al pubblico durante le esibizioni, portando letteralmente il tricolore sopra le teste e nei cuori degli spettatori.

«Ogni nostro gesto in volo è il risultato di mille prove. Ma quando accendiamo i fumogeni, non è più solo tecnica: è emozione pura», spiegava nel 1990 il Capitano Maurizio De Rinaldi, allora solista della pattuglia.

Dagli anni ’80 in poi, le Frecce Tricolori hanno solcato i cieli del mondo intero: dagli Stati Uniti alle Cascate del Niagara nel 1992, per il cinquecentenario colombiano, fino alla Russia, a Zhukovsky, nel 2003, e poi ancora Beirut nel 2004, con la prima esibizione acrobatica nella capitale libanese dopo il conflitto.

Ogni missione era più di un volo: era diplomazia aerea, racconto visivo di un Paese che sapeva sorridere, emozionare, stringere la mano anche senza parlare. Nel 2005, in Gran Bretagna, vinsero il prestigioso trofeo “King Hussein Memorial Sword” come miglior team acrobatico al Royal International Air Tattoo. Negli anni, furono invitati in Siria, Kuwait, Qatar, Emirati Arabi, Oman: l’Italia che vola come ambasciatrice di sé stessa.

Nel 2006, in occasione delle Olimpiadi Invernali di Torino, le Frecce scrissero una delle pagine più simboliche della loro storia. Disegnarono nel cielo i cinque cerchi olimpici, intrecciati da fumi bianchi, verdi e rossi. Una figura che richiese settimane di addestramento, eseguita a 1800 metri di quota e a 150 nodi, con i flap estesi per garantirne la precisione. Il video ufficiale divenne sigla RAI per l’evento. Un'opera d’arte nel cielo.

Negli anni successivi, continuarono a rappresentare l’Italia nei momenti cruciali. Nel 2006 salutarono la Nazionale di calcio vincitrice dei Mondiali; nel 2008 ricevettero il Premio Leonardo per la promozione dell'immagine del Paese all’estero; nel 2009 sorvolarono Tripoli e poi Dubai, simbolo di una presenza che sa parlare anche attraverso il rombo dei motori.

Negli anni Dieci del nuovo millennio, le Frecce Tricolori hanno saputo coniugare tradizione e innovazione, introducendo progressivamente nuove tecnologie nei sistemi di volo e nei sistemi di sicurezza, sempre mantenendo la cifra stilistica unica della formazione serrata e perfettamente coordinata.

Nel 2020, in piena pandemia da Covid-19, la Pattuglia compì un gesto che resterà nella memoria collettiva: il sorvolo delle città italiane più colpite, in un tour simbolico per portare un messaggio di unità e speranza. Un’immagine, quella dei fumi tricolori sopra le città vuote, che parlava senza parole.

Nel 2021, in occasione del 60° anniversario della Pattuglia, si è tenuto a Rivolto uno degli air show più spettacolari di sempre, con la partecipazione di team acrobatici da tutto il mondo. Ancora una volta, il Friuli Venezia Giulia si è trasformato in crocevia di culture, in un abbraccio di ali e colori.



primo marzo a Trieste

Oggi, le Frecce Tricolori non sono solo un simbolo aeronautico: sono testimoni di storia, custodi di memoria, protagonisti di un Novecento fatto di ricostruzione, identità nazionale e apertura al mondo. Sono la voce di un’Italia che non ha paura di guardare in alto.

Come disse il Generale Alberto Rosso, ex Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica:
«Le Frecce Tricolori sono l’Italia che vola, ma anche quella che non dimentica le sue radici. Un ponte tra passato e futuro, tra tecnica e sentimento.»

E in ogni passaggio, ogni looping, ogni cuore disegnato nel cielo, c’è un messaggio semplice ma potente: la bellezza dell’Italia può volare, e lo fa ogni giorno da un piccolo aeroporto friulano che parla al mondo.








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